Una sentenza che ci stupisce e ci amareggia

L’Azione Cattolica Tiburtina si unisce al comunicato della Presidenza nazionale di Ac e al messaggio dei Vescovi italiani in merito alla sentenza emessa dalla Corte europea di Strasburgo sull’esposizione del crocifisso nella aule scolastiche.

L’Azione Cattolica Italiana esprime stupore e amarezza per la sentenza della Corte Europea di Strasburgo che definisce la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche «una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni» e «una violazione alla libertà di religione degli alunni».

Pur in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, emerge una chiara visione parziale e ideologica a fondamento di una condanna che ignora o trascura il molteplice significato del Crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale.

Con i nostri vescovi, denunciamo che la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo dimentica che «nell’esperienza italiana l’esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come “parte del patrimonio storico del popolo italiano”, ribadito dal Concordato del 1984». E che in tal modo «si rischia di separare artificiosamente l’dentità nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche».

L’Azione Cattolica Italiana ricorda che il Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà: non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente.

La religione che nel Crocifisso si riconosce da sempre dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa. Ed è ancor più sbagliato che a far questo sia la Corte Europea attraverso un pesante intervento in una materia molto profondamente legata alla identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano.

Non è per questa via e con queste decisioni che disconoscono il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea che può crescere un’Europea unita e solidale; quella stessa Europa che i cattolici italiani hanno fortemente sostenuto fin dalle sue origini.